In tempi pre-elettorali, i partiti e i loro politici, le cui posizioni sono solitamente tese solo alla salvezza economica delle città (vedi sindaci e assessori), e contro a prescindere (per chi sta all’opposizione), diventano all’unisono paladini dell’ambiente e garanti della salute dei votanti cittadini. Svelano così la loro ipocrisia, provocando nell’uomo e nella donna comuni, solitamente rassegnati e solo a intermittenza critici sulle scelte dall’alto che determinano il loro destino, l’interrogarsi criticamente nei confronti della politica, chiedendosi ad esempio se limitarsi a non votare sia sufficiente a non essere parte del famoso sistema che ci sfrutta, ci avvelena e ci imprigiona se dissentiamo. Tra le numerose forme di lotta e di resistenza, una delle più criticate per l’etereogeneità dei soggetti che comprende e per l’effetto ‘valvola di sfogo’ che sottrae energie a un movimento di rottura più radicale è quello dei comitati di cittadini, in cui le colate di cemento, la privatizzazione dell’acqua, l’inquinamento dell’aria, per citarne alcuni, vengono contrastati con iniziative di coinvolgimento popolare, raccolte di firme da presentare alle istituzioni, distribuzione di materiale informativo e denuncia di comportamenti illegali, avendo come scopo quello di fermare tali scempi seguendo la via della sensibilizzazione delle varie anime della società civile, creando spaccature in chi appoggia politici e imprenditori coinvolti, screditandoli e costringendo talvolta stampa e informazione a dover spiegare il motivo di tali iniziative di protesta. Nello spezzino ad esempio, sia i dati e le testimonianze di chi da anni si documenta sui danni della centrale elettrica sul territorio, sia gli articoli e i video pubblicati dal comitato ‘via dal carbone’, parlano e mostrano una serie di incongruenze, situazioni di illegalità, mancata comunicazione di notizie su emissioni, sulla qualità del carbone bruciato, sulle coibentazioni in amianto delle tubature in costante vibrazione, da parte di enel e delle nostre care istituzioni. In concomitanza con l’imminente rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale da parte del ministero dell’ambiente e del comune di spezia alla centrale enel, questo comitato ha iniziato l’estate scorsa una raccolta firme, una serie di incontri con i quartieri, presidi itineranti, volantinaggi, ha presentato un esposto alla procura, inviato una serie di comunicati a ordini dei medici, aziende sanitarie e mass-media e ha organizzato una manifestazione con corteo cittadino.

Fino a questo momento la squadra del sindaco ha sempre ignorato ogni richiesta di delucidazione e ogni invito a opporsi a questa autorizzazione ministeriale, finché magicamente, quando il percorso del comitato si è sovrapposto alla campagna elettorale, si è assistito al cambio di rotta dell’assessore comunale all’ambiente, che in modo tristemente schizofrenico ha abbracciato la duplice posizione pro-autorizzazione ambientale e pro-chiusura del gruppo a carbone, il tutto glissando abilmente sull’inutilità dei filtri di depurazione della ciminiera, che non possono in alcun modo trattenere le nanoparticelle (di diametro centinaia di volte inferiore alla sezione di un capello umano), le quali innescano cancro ai polmoni, ischemie e ictus cerebrali, per cui la nostra provincia è ai primi posti in italia.  Questa situazione è determinata dalla logica del maggior consumo, ‘grazie’ alla quale vengono alzati i limiti legali di emissione di sostanze nocive a seconda dei profitti economici e di politiche internazionali di cui mai saremo a conoscenza, ma che tirando a indovinare non guardano alla qualità della vita dei quartieri. Cosa certa è che all’interno di ogni città c’é una forza indiscutibilmente incontrastabile: quella di chi le abita. Cosa succederebbe se tutti disdicessero il contratto enel e passassero alla fornitura delle nuove cooperative che distribuiscono energie da fonti alternative in maniera autonoma? E se contro allo scippo del referendum sull’acqua tutti si autoriducessero del 30% la bolletta dell’acqua? Se nessuno mettesse piede nel nuovo centro commerciale che sorge sopra all’ex area ip che è ufficialmente bonificata solo in parte? Chi ora sta pensando ai posti di lavoro che si perderebbero boicottando aziende del calibro di enel o dei grandi centri commerciali come le ‘tarrazze’ forse ha perso qualche puntata sulle mancate condizioni di sicurezza per cui vengono multate ogni giorno le ditte appaltatrici, sullo sfruttamento degli operai esternalizzati che dormono in furgoni, lavorano in nero in numero certamente superiore a quelli pizzicati pochi giorni fa e per cui i responsabili vengono penalizzati con multe da 1500 euro (per ditte che ne percepiscono centinaia di migliaia per tali appalti). Per questi motivi siamo noi a dover compiere scelte sul tipo di sviluppo verso cui andare, i meccanismi dell’economia ruotano in altra direzione, i governi vengono sostituiti dai tecnici legati a doppio filo a chi è responsabile delle crisi dei nostri paesi. Ripensare la propria città, la propria vita, i beni comuni, obbliga a un ripensamento sui consumi di tutti noi e la partecipazione a questo cambiamento è spesso lenta e complicata, ma più aspettiamo a impegnarci e più sarà difficile, devono andare avanti proposte, studi, realtà che progettino economie sane e umane per tutti, senza confini e discriminazioni. La produzione supera i bisogni di molti di noi e non soddisfa quelli vitali di molti altri.  Opporsi tutti e da subito a questo sviluppo e ai suoi consumi è più che necessario.