Sta tutto qui, in questo concetto fattosi slogan, lo spirito della resistenza in Val susa, al folle progetto del treno alta velocità (TAV) meglio conosciuto come treno alta voracità o nocività… Il movimento No Tav, un variegato insieme di persone della valle e non, arriva ai giorni nostri ancora più forte, unito, vincente di qualsiasi altra stagione, in oltre 15 anni, e lo vediamo in questo ultimo periodo. La Tav è un opera inutile, ecologicamente distruttiva, economicamente negativa, se passa infine, le conseguenze potranno solamente che essere maligne, per tutti. Per la sua realizzazione sono previsti almeno 15 anni…questo a costi spropositati, e è facile immaginare come poi questi costi raddoppieranno, visto che siamo in italia…un prezzo abnorme, alla faccia del cosiddetto sociale!
Per ogni questione tecnica e dettaglio, rimandiamo gli interessati al sito in questione: www.notav.info. Perchè qui, vorrei affrontare il problema, che secondo me, e lo si percepisce anche passando qualche giorno in valle, dovrebbe preoccuparci di più. Un problema che non sminuisce quello economico e tecnico, ma che riguarda assai più da vicino quelli che saranno i nostri figli e nipoti, la terra che lasceremo a loro… L’AUTODETERMINAZIONE di una valle, di una comunità da una parte, l’arroganza e violenza degli interessi economici di un sistema tecno-industriale dall’altra. Le vere minacce della questione Tav oggi, in Val Susa e in Italia, sono anche e sopratutto la capacità e le possibilità di una comunità che non vuole accettare decisioni prese dall’alto, e quindi se questa volontà popolare non riuscisse ad impedire queste decisioni. La strenua determinazione di questa gente è vissuta oggi, come ieri la vivevano i partigiani sulle stesse montagne, come un vivo palpabile RESISTERE – ESISTERE. ESISTE, la valle, come comunità vera, quantomeno ritrovata sul fare, sul viversi nei turni sulle barricate, nella solidarietà genuina, nelle relazioni umane che si sono rafforzate o maturate, nella condivione di pensieri e pratiche, nei saperi di un popolo alpino che ritrova la ricchezza storica, reale proprio vivendosi come tale… RESISTE per questo, esistendo nella quotidiana resistenza, nella socialità in strada, nella lotta e nelle giornate qualsiasi, lungo i sentieri tornati ad essere protagonisti e testimoni storici della fame di libertà.. la forza in più di questo movimento, è quella di essere vivo e reale proprio nell’insieme, ed è qui che non c’è spazio per mediatori, leader; la vita nei presidi e la composizione dei cortei e dei blocchi, sono un fiume in piena che raccoglie le proprie acque da mille rivoli. La creatività popolare non viene rappresentata né mimata; semplicemente, esiste. La Val Susa mostra come il governo, ogni governo, sia per sua natura tiranno, fascista per quanto ben celato dietro all’estetica democratica; imporre i propri interessi con la forza, manipolare la comunicazione, impiegare l’esercito, è banalmente scoprire che i governi combattono le guerre fuori e dentro i confini, e che il nemico siamo noi. La democrazia sta nelle cariche della polizia come nel chiedere ai valsusini un dialogo e ribadendo che l’opera va fatta, mentre la repressione continua; in altri tempi, in altri paesi questo si chiama fascismo…e meno male che il solito tentativo di dividere i “buoni” dai “violenti” questa volta, da un intera valle, è stato respinto al mittente ribadendo che “sì, ci stiamo provando, stiamo resistendo, ma loro sono ben equipaggiati, hanno caschi, manganelli, usano idranti e recinzioni.”. Niente male, alla faccia dei buonisti e dei sinceri democratici! Questà è la volontà popolare! Un movimento popolare, che ha imparato sulla propria pelle il prezzo da pagare per rivendicare l’AUTODETERMINAZIONE, altrettanto dove porta la delega, in attese perlopiù mal ripagate… Questo è il punto, il messaggio che comunica questa gente, della volontà popolare che si scontra naturalmente contro gli interessi di pochi, dei potentati. Si tratta di una breccia nell’epoca in cui viviamo, una lotta per una vita più dignitosa e più intensa. Vincere o perdere. La solidarietà può partire anche da qui, deve partire da noi. D’altronde, le montagne scendono al mare, l’aria che respiriamo è la stessa, il vento si porta un po’ di questa libertà, adesso. Per chi la vuole annusare, conoscere, scoprirla deve rincorrerla, afferrarla. Oggi.